venerdì 1 ottobre 2010

L’identità del blogger

Nell’ottobre del 2008, la rivista di settore Wired! sembrava aver decretato il definitivo decesso dei blog, sconsigliandone l’apertura:  “Thinking about launching your own blog? Here’s some friendly advice: Don’t.”, che tradotto suona più o meno così: “Stai pensando di aprire un tuo blog? Ascolta un consiglio da amico: non lo fare”.
La morte dei blog, nella teoria dei catastrofisti, è una conseguenza diretta dell’avvento dei social network, molti blogger sembravano essere “passati al nemico”; al “cosa stai pensando” di Facebook e/o al cinguettio di Twitter, snobbando definitivamente il loro primo amore.
Leggendo questi annunci un po’ inquietanti, pensavo, a conferma delle carenze già esposte nel post di lunedì scorso, che il tempismo non sembra proprio essere la mia qualità migliore; apro il mio blog personale meno di un mese fa, e scopro che l’intero sistema, secondo alcuni, è agonizzante.

Poi grazie al post di Luisa Caradda, il Giardino dei Blog, sono venuta a conoscenza dell’esistenza del BlogFest 2010 (l’anno prossimo ci devo proprio andare!) nonché dell’inappuntabile intervento, a margine dell’evento di Riva del Garda, postato da Massimo Mantellini, nel quale non solo si profetizza la rinascita del blog, ma si tessono le lodi di questo strumento di informazione e condivisione, avente il grande pregio di dare spazi e tempi giusti al pensiero.

A questo punto  il mio morale sarebbe stato già sufficiente ristabilito, ma il salto di qualità è arrivato grazie al “Temino in 600 battute” di Alessandro Di Nicola; il suo post mi ha colpito per l’immediatezza e la concretezza con le quali ha guardato il mondo dei blog, da una prospettiva per me del tutto nuova, quella della riconoscibilità:
“Cara maestra,
un tempo per sviluppare una rete di relazioni era necessario creare contenuti. Creando contenuti ed essendo letti, si era riconoscibili. Si diceva Io.
Ora le reti di relazioni si alimentano, per lo più, all’interno dei social network. Non c’è bisogno di dire Io: si è già rintracciabili come singole identità e non a causa dei contenuti che si pubblicano.
I blog rimangono per generare contenuti. Per tutti gli interessati. Atti di scrittura che sollecitano destinatari: li sollecitano ma non li presuppongono e, se li presuppongono, non li riconoscono.”

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