lunedì 27 settembre 2010

Dal GIAPPONE con COLORE

So bene che una buona tempistica è tutto quando si parla di eventi; lo scrivo con la sana consapevolezza di essere in difetto, poiché inserire un post relativo ad una mostra (tra l’altro bellissima) dopo un mese dal suo debutto rivela una certa trasandatezza, nella quale spero di non ricadere più!
La mostra in questione è “Graphic Design dal Giappone. 100 Poster 2001-2010” inaugurata dalla Fondazione Bevilacqua La Masa lo scorso 27 agosto, a Venezia, presso le sale della Galleria di Piazza San Marco. Si tratta di un’esposizione rappresentativa del meglio della grafica pubblicitaria giapponese dell’ultimo decennio: cento poster in cinque sale allestite con ricercata linearità.
La mostra fa eco ad una precedente rassegna di eventi “New Graphic Design Japan TDC2008”, che alla fine del 2008 aveva portato a Venezia, e per la prima volta fuori dal Giappone, oltre 300 opere di grafica nipponica, scelte tra le migliori 30.000 prodotte nel corso del 2008.
Ho avuto la fortuna di essere accompagnata nella visita delle sale, che fino al 20 ottobre prossimo ospiteranno la mostra, dalla curatrice, Rossella Menegazzo, le cui spiegazioni mi ha permesso di inquadrare le varie opere nel loro contesto. La maggior parte dei poster esposti fanno parte di progetti pubblicitari realizzati per noti marchi di prodotti giapponesi: dalle bevande alla tecnologia, dall’abbigliamento alla grande industria. L’ultima sala raccoglie invece la serie “Hiroshima Appeals”; in occasione del sessantacinquesimo anniversario dello scoppio della bomba atomica, sono stati raccolti i migliori tra i poster commemorativi, che ogni anno i maggiori designers giapponesi donano alla città in ricordo della tragedia.
Probabilmente non sono riuscita a cogliere“l’euritmia di immagini e parole dispiegate in questi manifesti” , di cui parla il Catalogo della mostra edito da Electa, ma ho molto apprezzato l’assoluto rispetto che i moderni designers dimostrano nei confronti della tradizione, pur in un contesto di creativa innovazione, attraverso il continuo rimando alle icone della cultura classica giapponese: il monte Fuji, i paesaggi naturali, gli animali, la calligrafia. Ciò che mi ha maggiormente colpito è il senso di leggerezza e di raffinatezza che alcune di queste opere sprigionano: immagini che sembrano fluttuare inconsistenti ma vivacissime, sospese in un mondo parallelo, come i fantasiosi “sushi tessili” di Issey Miyake (“Pleats Please”).
La cultura giapponese rimane per me un mistero, un mondo pieno di contraddizioni, al quale mi avvicino con curiosità, ma anche con il reverenziale riguardo di chi sa che, per quanto si conosca di una civiltà così lontana, non si riuscirà mai a comprenderla pienamente.






2 commenti:

  1. Interessante questo spunto che hai dato.... una mostra che incuriosisce moltissimo anche me, prossima tappa Venezia

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  2. Grazie! Se ti interessa l'argomento ti segnalo anche il film Angelus Hiroshimae (2010,80') di Giancarlo Planta con Franco Nero e con le colonne sonore di Ennio Morricone, la cui proiezione è stata organizzata il 07/09/2010 presso l'Auditorium Santa Margherita dell' Università Ca' Foscari di Venezia, quale un evento collaterale all’inaugurazione della mostra. Io non ho potuto partecipare ma spero di ritrovarlo in qualche cinema d’essai. A presto;-)

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