giovedì 17 maggio 2012

Dalla torre di Babele alla torre d’avorio

Da sempre considero le carrozze di Trenitalia un punto di osservazione privilegiato sull’evoluzione del vivere comune, e come ho già avuto modo di raccontare, ogni volta che mi capita di passarci qualche ora registro un fermo-immagine, un fotogramma che porto con me, a riprova di quante opportunità un viaggio su rotaie può offrire.
Così il Freccia Argento diretto a Firenze in tiepido mattino di metà maggio diventa la sintesi perfetta delle tendenze, dei pregi e dei difetti di viaggiatori improvvisati o “seriali”. Il sipario si fa ancora più vario ed interessante se, come oggi, succede di ritrovarsi con una prenotazione di seconda classe all’andata e di prima al ritorno.
La porti un bacione a Firenze”, così si cantava nel dopo-guerra, ed in primavera sembra proprio che il turista non veda l’ora di mettere in pratica questo invito; e così che è facile ritrovarsi piacevolmente circondati da viaggiatori provenienti dai quattro angoli della Terra: una giovane coreana (o forse giapponese) che ascolta musica dal suo smart-phone di ultima generazione targato Hello Kitty, un attempato lord inglese che legge con avidità la sua guida, sognando tiepide serate nel Chianti-Shire, ed infine una biondissima giovane russa, la quale dopo aver concluso una lunga telefonata in lingua madre si è assopita sul suo cuscino “salva-cervicali”. Tutto intorno è una Babele di lingue e di dialetti, si passa dallo slang statunitense all’inflessione vicentina nello spazio di un sedile.
Lo scenario cambia completamente qualche ora dopo sul Freccia Argento Firenze-Padova delle ore 19.00, carrozza 2 prima classe. Le atmosfere rilassate del mattino sembrano svanite, gli adepti di Steve Jobs punzecchiano senza sosta i loro i-phone o sfogliano giornali virtuali con un touch sull’i-pad. Altri viaggiatori se ne stanno chini sui propri note-book, imprecando contro la connessione web che va e viene. Fuori è un veloce susseguirsi di paesaggi, non tutti bucolici, ma accarezzati dal luminoso calore di una primavera inoltrata.
Chiusi nella torre d’avorio della tecnologia portatile i miei compagni di viaggio si perdono lo spettacolo di un tramonto mobile