A dir la verità stavo cercando un libro da regalare alla figlia di un’amica, quando casualmente mi sono imbattuta nella "Grammatica della Fantasia", l'unico libro di Gianni Rodari di cui non conoscevo l’esistenza; così, ahimè, ho dimenticato completamente le filastrocche di Piumini da portare in dono, ed ho cominciato a sfogliare quello che, a prima vista, sembra essere il manifesto poetico dello scrittore di Omegna.
In genere non sono una lettrice di saggi, ma in questo caso ho fatto un'eccezione: ho divorato il volumetto nelle due ore e mezza di viaggio su rotaie da Milano a casa, scoprendo un testo straordinariamente scorrevole ed educativo come pochi.
In genere non sono una lettrice di saggi, ma in questo caso ho fatto un'eccezione: ho divorato il volumetto nelle due ore e mezza di viaggio su rotaie da Milano a casa, scoprendo un testo straordinariamente scorrevole ed educativo come pochi.
Ma perché consigliare la lettura di un testo sull'arte di inventare storie scritto nel 1973 da un autore di libri per l’infanzia?

- Perché dentro questo libro c’è tutto; da Novalis a Marx da Leopardi a Sant'Agostino è bello sapere che tutti i grandi, prima o poi, si sono confrontati con lo strano mondo dell’immaginario e sul come esso si trasforma in parola: “Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare”; è il “frammento” da cui parte Rodari, con il suo linguaggio semplice ed ironico, per un viaggio nel piacere della lettura e nella gioia dell'invenzione.
- Perché se oltre ad essere comunicatori, pubblicitari, autori della generazione 2.0 o creativi di vario genere, siamo anche genitori, zii, insegnanti, leggere questo libro, che è un piccolo manifesto dell’arte di fantasticare, ci farà sicuramente bene:
“Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe. Servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore (…).
Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà –fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà – vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione.”