martedì 17 gennaio 2012

Scrivere: un'arte senza tempo

Dopo aver tanto letto e parlato di cosa e dove si scrive (contenuti e mezzi di comunicazione), l’articolo apparso su Repubblica lo scorso 4 gennaio “Rivincita della calligrafia nel secolo del digitale: Alla ricerca del corsivo perduto tutti a scuola di calligrafia mi dà l’occasione per raccontare una storia antica ed affascinante,  che affonda le sue radici in pile di carta e fiumi di inchiostro.
La calligrafia rappresenta una vera e propria arte, lo è sempre stata. Ne sapevano qualcosa i nostri amanuensi chiusi nei freddi monasteri, ma lo svela ancora più apertamente una celebre dama di corte giapponese, Murasaki Shikibu vissuta nel XI secolo, la quale, nel suo capolavoro "Genji monogatari - Storia di Genji", così descrive la capacità di vergare caratteri perfetti:
 “Ma la vera arte dello scrivere conserva ad ogni lettera il suo equilibrio e la sua forma, e quantunque a tutta prima certe lettere ci possano sembrare tracciate solo a metà, tuttavia quando le confrontiamo con gli esemplari didattici troviamo che in esse non manca proprio nulla."
Per indicare l’arte della calligrafia in giapponese esiste una parola: shodo, termine composto da due ideogrammi che significano rispettivamente “arte della scrittura” e “via, percorso morale, insegnamenti di vita”, a sottolineare come la scrittura  fosse soprattutto una pratica spirituale, capace di suscitare rispetto ed ammirazione:
“Egli guardò la squisita scrittura. Quale donna, anche tra quelle di pari lignaggio ed educazione, avrebbe potuto competere con l’ineffabile grazia ed eleganza con cui era tracciato quel piccolo biglietto?” (Genji monogatari - Storia di Genji - M. Shikibu)
Oggi le abilità calligrafiche, sconosciute ai più, sono quanto mai ricercate. 
A questo proposito mi ha colpito in particolare il sito di Monica Dengo; è stato interessante scoprire come dietro ad una copertina, un’etichetta, un logo, uno slogan ci sia il lavoro non solo di designer, art director e manager di vario genere, ma anche e soprattutto di profondi conoscitori di un’arte che ha attraversato i secoli.
Purtroppo l’uso della tastiera ci ha tolto un po’ il piacere di scrivere, così quelle che a scuola erano “belle grafie” si sono fatte di giorno in giorno sempre più goffe, un po’ per la scarsa cura e un po’ per il mancato esercizio.
Un allenamento che sarebbe invece utile a chi fa della scrittura la sua passione o professione, soprattutto nei momenti di black-out (leggi: blocco creativo); Barbara Calzolari, esperta in calligrafia e membro dell'Associazione Calligrafica Italiana, afferma infatti che “con il corsivo il nostro pensiero arriva fluido sul foglio, senza censure, fratture, è la nostra lingua privata, ci racconta, ci svela”, e con il fluire dei segni magari potrebbero scorrere anche le idee .. chissà.