lunedì 30 maggio 2011

La indignación corre sul web

El Pais parla di “potenza della diffusione di un messaggio attraverso le reti sociali”, mentre El Periodico de Catalunya non esita a definire internet non solo un semplice strumento, ma quasi l’essenza stessa della mobilitazione degli indignados.
Agli occhi del mondo probabilmente la mobilitazione di Puerta de Sol sarà apparsa l’iniziativa spontanea ed estemporanea di un gruppo giovani spagnoli, o almeno così molti media l’hanno raccontata, ma il corteo del 15 maggio è stato il frutto di un lavoro attento e responsabile durato più di tre mesi, sviluppatosi principalmente via web, come spiega Olmo Gàlvez, attivista del movimento Democracia Real Ya: “le informazioni vengono aggiornate costantemente, le idee si uniscono, in maniera caotica magari, ma il tutto funziona, dà risultati.”
(tratto da Internazionale - "Sette giorni a Puerta de Sol", Joseba Elola, El País, Spagna)
Tutto è cominciato nel dicembre 2010 sulle pagine di Facebook grazie a Fabio Gàndara, avvocato ventiseienne tra i fondatori di D.R.Y., uno dei principali movimenti che hanno dato vita alla protesta di piazza, poi è arrivato il blog Juventud en Acciòn, e all’inizio del 2011 gli indignados sono sbarcati su Twitter, contenitore di slogan ma anche veicolo di appelli alla partecipazione e informazioni logistiche in massimo 140 battute. E se all’inizio tutto girava attorno a #spanishrevolution, in breve sono nati decine di altri hashtag: #acampadasol, #tomalaplaza, #democraciareal, #juventudsin, etc…. Ora anche su Youtube  si possono trovare centinaia di video che raccontano la protesta, le motivazioni e le aspirazioni dei giovani spagnoli. Del resto ormai le organizzazioni che aderiscono a D.R.Y. sono più di 500, e nella rete c’è spazio per tutti.
Non è certo la prima volta che il web si mette al servizio di manifestazioni di dissenso popolare; la primavera araba da questo punto di vista ci insegnato che un collettivo organizzato on-line può aprire la strada ad azioni concrete e coraggiose.
Ma se è vero che nessun movimento giovanile pacifico, dal flower-power anti-Vietnam al ’68 parigino,  è mai riuscito a destabilizzare in maniera definitiva i grandi poteri economici o politici, è altrettanto certo che la protesta islandese nata tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 ha portato alla caduta del Governo e  ad elezioni anticipate. Per questo ora gli indignados scesi in piazza gridano "Da grandi vogliamo essere islandesi!".
La protesta di piazza potrà anche attenuarsi od evolversi, ma sicuramente non si arresteranno gli appelli lanciati attraverso blog e social network. Democracia Real Ya continuerà a far viaggiare nella rete la sua voglia di cambiamento … del resto cosa c’è di più democratico della rete (almeno per ora)?