lunedì 31 gennaio 2011

L’Ottocento: i volti dei grandi romanzi

Ora capisco perché i curatori della mostra “Da Canova a Modigliani – Il volto dell’Ottocento” (Padova – Palazzo Zabarella dal 02/10/2010 al 27/02/2011) hanno scelto una ragazza dal cappello verde, il volto assorto ed allo stesso tempo penetrante, come icona dell’evento. La giovane del dipinto di Vittorio Corcos, intitolato non a caso “Sogni”, sembra porre domande più che dare risposte, i suoi occhi interrogano il visitatore: “cosa vedi in questi volti?”, “chi riconosci?”.

La risposta è semplice quando si tratta del busto di Napoleone scolpito da Canova o del celebre Alessandro Manzoni immortalato da Hayez; ritratti
da antologia scolastica che mettono un po’ di nostalgia. Altri volti però hanno nomi meno illustri e conosciuti, e così per me è stato facile, prima di leggere la targhetta, collocarli tra le pagine dei romanzi ottocenteschi che tanto amo.
Così, incurante dei cinquant’anni che separano la stesura del capolavoro di Flaubert dalle pennellate di Boldini, nella mia immaginazione il “Ritratto di Mademoiselle Lanthelme” (1907) rappresenta perfettamente il fascino sottile e sognatore dell’adultera Madame Bovary, mentre l’autoritratto di Giuseppe Tominz con il fratello non può non ricordarmi la spavalderia e l’irrequietezza dei giovani ispirati, come Fabrizio Del Dongo, dai grandi ideali incarnati da Napoleone.

Attraversando le sale incontro anche i volti delle grandi donne della letteratura russa: la “Dama in rosa” di Ettore Tito (1887), avvolta nel candido collo di pelliccia, è l’immagine ingenua e serena di Kitty, mentre l’esile e giovane figura indifferente di Jole Moschini Biagini mi riporta immediatamente all’infelice Anna Karenina.

In questo sfogliare volti e pagine, non mancano i riferimenti ai più celebri romanzieri italiani, con i grandi ritratti di famiglia che ricordano le atmosfere del Gattopardo, o le eteree e seducenti dame borghesi, molto dannunziane.

Verso la fine del percorso, in una piccola nicchia tra le immagini di intriganti dandy di fine Ottocento, troneggia il pensiero di Oscar Wilde, il quale affermava che: “Ogni ritratto dipinto con passione è il ritratto dell'artista, non del modello. Il modello non è che il pretesto, l'occasione. Non è lui che viene rivelato dal pittore, ma piuttosto il pittore che sulla tela dipinta rivela se stesso".

Lontanissima dall’essere una noiosa carrellata di figure più o meno famose, la mostra organizzata dalla Fondazione Bano, rivela non solo i volti della borghesia e della nobiltà ottocentesca visti attraverso gli occhi dell’artista,  ma permette all’osservatore di calarsi in una dimensione personalissima, dove la storia e le atmosfere letterarie ed artistiche assumono, attraverso l’immaginazione, le forme concrete di un volto e di uno sguardo.