giovedì 19 luglio 2012

Piccolo elogio al refuso

La Domenica del Sole 24 Ore regala sempre qualche delizioso spunto, specialmente da quando in prima pagina ha preso posto il Posacenere di Andrea Camilleri. 
L’8 luglio la micro rubrica era dedicata al fenomeno dei refusi
Per una volta però, si tratta di errori che non hanno provocato penose smentite o rovinose debacle editoriali, ma che, per qualche strana coincidenza, hanno regalato all'autore una discreta popolarità o una bella risata: 

“Achille Campanile sosteneva che i refusi non andavano corretti perché, tra l’altro, avrebbero potuto paradossalmente fare la fortuna di un libro. E citava il caso di uno storico che intitolò un suo poderoso volume specialistico “La caduta del regno”, e che invece, uscito col titolo sbagliato “La caduta del ragno” divenne quasi un bestseller. A un giovane autore diciannovenne capitò d’aver pubblicato il suo primo racconto in uno dei principali quotidiani siciliani. Terminava con queste parole: – Strinse la donna a sé e si allungò sul letto –. Venne invece stampato così: -  Strinse la donna a sé e si allungò sull’etto -. Il primo impulso del giovane scrittore fu di suicidarsi, poi gli venne da ridere.”

Forse dopo la grande scoperta del Cern, che qualche settimana fa ha commosso lo scienziato ottantenne Peter Higgs, molti sanno che anche la celebre “particella di Dio” è frutto di una sorta di fortunato refuso. La storia di questa espressione si fa risalire al libro che il fisico Leon Lederman voleva intitolare “The god-dam Particle” ovvero “La maledetta particella”; l’editore ha eliminato il “dam” e così la particella è passata da dannata a divina nel tempo di un click, facendo ottenere al volume un insperato successo. 

Inutile illuderci però, quelli che l’industria editoriale chiama refusi, per noi comuni mortali sono solo errori.
Scagli la prima pietra chi non ha mai inviato un’e-mail guarnita di un piccolo errore di battitura, di una prova d’efficienza del correttore automatico o di una distrazione da copia-incolla.
E-mail ed sms, complici T9 e controlli ortografici, sono in assoluto i luoghi virtuali in cui gli errori si annidano con maggiore facilità. 
Video e piccoli schemi portatili non aiutano e la fretta ci fa sbagliare anche più del solito.
Tutto sommato però concordo con Beppe Severgnini, il quale fissa una scala di valori che va dalla fraterna comprensione ad una sana irritazione, nel caso in cui i “refusi” si moltiplichino:

“Un piccolo errore va perdonato.
Due errori possono dipendere dalla fretta.
Tre da un momento particolare (amori difficili, cattiva digestione)
Cinque errori in un e-mail, invece , sono prova di menefreghismo. 
E’ come presentarsi al pubblico coi calzini bucati.”

Purtroppo o per fortuna la cura a questo male è unica: la rilettura (parola che ho adottato quando ho saputo della bella iniziativa della Società Dante Alighieri “Adotta una Parola”)  
Personale se eseguita soli ad alta voce o generosa se offerta da un caritatevole collega/amico/famigliare.